IPL in dialogo…

Il divario tra chi ha di più e chi ha di meno si sta ampliando a vista d’occhio, anche in Paesi ricchi come la Svizzera o l’Italia. Mentre molte persone devono fare i conti con l’aumento del costo della vita e lo Stato sociale è sotto pressione, i grandi patrimoni crescono inesorabilmente, spesso di generazione in generazione. In questo contesto, sorgono due domande fondamentali: come garantire il welfare state a lungo termine? E chi dovrebbe contribuire in misura maggiore rispetto al passato?

Nel proprio settimo webinar della serie “IPL in dialogo…”, l’IPL | Istituto Promozione Lavoratori ha esaminato due modelli che potrebbero fare in modo che chi ha molto contribuisca maggiormente al bene comune.

Svizzera: ereditare una fortuna enorme, contribuire in modo enorme

Il 30 novembre 2025 i cittadini svizzeri voteranno su una riforma di ampia portata dell’imposta di successione. L’iniziativa, sostenuta dalla Gioventù Socialista Svizzera (JUSO), prevede un’imposta del 50% sulle successioni e sulle donazioni superiori a 50 milioni di franchi. L’obiettivo è quello di finanziare la trasformazione ecologica responsabilizzando al contempo quella fascia estremamente ricca della popolazione che in proporzione è tra i principali responsabili del riscaldamento globale. Nathalie Ruoss, vicepresidente della Gioventù Socialista Svizzera, nel corso del webinar ha affermato: “Oggi grandi eredità garantiscono spesso per una famiglia il benessere di intere generazioni, mentre a molti giovani viene negata la possibilità di raggiungere la stabilità economica. La riforma mira a rafforzare il principio dell’equità basata sul merito”. In questo modo non sarebbe il casuale privilegio del luogo di nascita o della famiglia d’origine a determinare il percorso di vita, bensì il lavoro e l’impegno.

Italia: grande patrimonio, grande contributo

Anche in Italia si discute di una distribuzione più equa del carico fiscale. La CGIL chiede l’introduzione di un contributo di solidarietà dell’1,3% su patrimoni netti superiori a 2 milioni di euro. Secondo i calcoli, una simile “imposta sulle ricchezze” potrebbe generare circa 26 miliardi di euro di entrate aggiuntive per lo Stato, fondi che potrebbero essere destinati in modo mirato alla sanità pubblica e all’istruzione, all’assistenza, alla politica abitativa, alla sicurezza sociale e al trasporto pubblico. Nel corso del webinar, Lisa Contegiacomo, ricercatrice presso l’Ufficio Economia della CGIL, ha spiegato: “Attualmente, i redditi da lavoro sono tassati in misura molto maggiore rispetto al capitale o al patrimonio. Con un contributo di solidarietà sulle grandi ricchezze socialmente equilibrato, unito alla lotta all’evasione, si intende riequilibrare il principio di equità fiscale”. In questo modo contribuirebbero tutti, facendolo inoltre in base alle proprie possibilità e condizioni economiche.

Un vantaggio per la comunità

Una politica fiscale equa non significa divisione, ma al contrario rafforza la solidarietà e la coesione reciproca. Se le persone con grandi patrimoni contribuiscono in modo commisurato alla loro ricchezza, i fondi possono essere investiti in settori come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, il clima e la digitalizzazione. “L’obiettivo non è punire la ricchezza, ma esigere responsabilità da parte dei più abbienti e preservare così il collante sociale. In quest’ottica è legittimo pensare di aumentare quello che al momento è l’onere finanziario del ‘10% più ricco’ del Paese” conclude il Direttore IPL Stefan Perini.

Comunicato stampa

Plugin WordPress Cookie di Real Cookie Banner