27.05.2016

BZ

”In futuro sempre più persone affette da malattie croniche si dovranno confrontare con la necessità di reintegrarsi nel mondo del lavoro. Il successo o meno di tale impresa dipenderà dalle condizioni e dalla qualità del lavoro offerto dalle aziende.” È così che il ricercatore dell’IPL Werner Pramstrahler sintetizza l’argomento chiave trattato nel convegno scientifico dell’Istituto Promozione Lavoratori tenutosi stamattina (27 maggio) e che ha visto la partecipazione di esperti di diritto del lavoro, medici e soggetti coinvolti. Il Presidente IPL Toni Serafini afferma: “La contrattazione territoriale può essere uno strumento attivo per integrare le persone con malattie croniche nel mercato del lavoro. Naturalmente la prevenzione sta a monte di tutto.”

Il convegno è stato aperto da Carla Melani dell’Osservatorio epidemiologico della Provincia, che ha illustrato la diffusione delle malattie croniche in Alto Adige ed il loro impatto sul mondo del lavoro. In seguito il dottor Simone Varva, docente di diritto del lavoro presso l’università degli Studi di Milano-Bicocca ha messo a fuoco il divario tra normativa e prassi nell’intento di tutelare o di reinserire i collaboratori affetti da malattie croniche nel ciclo lavorativo. Di seguito l’avvocato e docente Roberta Caragnano ha spiegato quale ruolo la contrattazione decentrata può assumere nel regolare il rapporto tra malati cronici e il mercato del lavoro. Infine, una “tavola rotonda” tra gli esperti e le associazioni di persone afflitte da malattie croniche, con la partecipazione del primario Angela Merseburger (medicina del lavoro), Rosa Forer e Thomas Karlegger (associazioni) è servita ad approfondire la realtà con cui i malati cronici devono quotidianamente confrontarsi con il lavoro e le relative politiche sociali.

Sappiamo che un terzo della popolazione europea è afflitto da almeno una malattia cronica. In Italia, Austria e Germania, il 10% dei malati cronici sente un grave disagio nelle condizioni lavorative, ma guarda caso in un paese come la Norvegia, solo il 4% sente queste difficoltà. Ciò induce a riflettere, analogamente al fatto che tra le persone laureate il tasso di malati cronici è solo del 24%, mentre sale al 40% tra chi ha solo frequentato le scuole d’obbligo. Questi due aspetti ci mostrano chiaramente che il discorso delle malattie croniche ha anche una dimensione sociale che deve essere risolta nel campo delle politiche sociali e nella contrattazione collettiva, afferma Toni Serafini. Il capo di dipartimento Michael Mayr, intervenuto al convegno in sostituzione dell’assessora Martha Stocker, ha puntato il dito sulle varie forme di discriminazione di malati cronici al lavoro, che nonostante le varie normative di tutela nella realtà purtroppo non sempre vengono messe in pratica. “Dobbiamo colmare il divario tra la teoria e la realtà di lavoro, dobbiamo puntare ad un inserimento al lavoro valido e duraturo, anche a vantaggio delle imprese altoatesine che stentano di trovare manodopera qualificata”, incalza Mayr quale profondo conoscitore del mercato del lavoro. Nel finale, nella tavola rotonda gli argomenti degli esperti e funzionari intervenuti sono stati approfonditi insieme a chi vive quotidianamente la realtà, quali Rosa Forer e Thomas Karlegger (associazioni).

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Per ulteriori informazioni: Mag. Werner Pramstrahler (T. 0471 41 88 44, ).

 

 

 

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