Nel blocco tematico dell’edizione primaverile del Barometro IPL ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti dell’Alto Adige è stato chiesto se sarebbero in grado di svolgere la propria professione anche a 65 anni:

Retribuzione migliore, più flessibilità, meno stress: ecco la ricetta per lavorare fino a 65 anni

Poco più di due terzi dei lavoratori dipendenti dell’Alto Adige ritiene che sarà in grado di svolgere l’attuale professione anche a 65 anni, circa il 12% lo ritiene invece “molto improbabile” ed il 21% “abbastanza improbabile”. Tra le condizioni indicate dagli intervistati per riuscire a lavorare anche in età professionale avanzata ci sarebbero una migliore retribuzione, meno stress e orari di lavoro ridotti e più flessibili.

Lavorare fino ai 65 anni è una questione fisica ma anche mentale, soprattutto se si ha già la possibilità di andare in pensione: qualcuno riesce ad andare avanti, altri invece semplicemente non ce la fanno più e decidono di ritirarsi. Quanto è dunque possibile e desiderabile continuare con la propria professione fino a un’età così avanzata (almeno lavorativamente parlando)? Questo è ciò che l’IPL | Istituto Promozione Lavoratori ha chiesto nel corso dell’indagine primaverile 2023 del Barometro IPL.

Retribuzioni, meno stress e più flessibilità gli incentivi al “sì”

Riuscire a lavorare fino a 65 anni è possibile, ma a determinate condizioni. L’incentivo più efficace è e rimane di tipo economico: l’86% degli intervistati afferma infatti che la prospettiva di un aumento dello stipendio sarebbe un fattore “abbastanza” o addirittura “molto” determinante per la propria decisione. A seguire ci sono, invece, la riduzione dei fattori di stress mentale (per il 48% indicato come “molto importante”, per il 36% come “abbastanza importante”) e fisici (rispettivamente 45% e 32%) e del tempo dedicato al lavoro (45%/36%), ma anche una maggiore flessibilità in merito a orari (45%/35%).

Il Direttore IPL, Stefan Perini, commenta così: “L’81% degli intervistati afferma che riuscirebbe a lavorare fino ai 65 anni a seguito di una riduzione dell’orario di lavoro – e, probabilmente, alcuni sarebbero interessati di rimanere anche oltre tale soglia, in regime di part time. Offrire questa possibilità potrebbe presentare una misura di contrasto all’attuale carenza di forza lavoro, ma permetterebbe anche di facilitare la trasmissione del know-how alla generazione di lavoratori successiva”.

I motivi del “no”: troppo carico fisico e troppo stress mentale

Se la maggioranza dei dipendenti altoatesini (il 67%) sostiene di essere in grado di proseguire la propria carriera professionale fino all’età di 65 anni, un terzo degli intervistati non ritiene possibile questa eventualità. Più nello specifico, il 21% pensa che ciò sia “abbastanza improbabile”, mentre il 12% “molto improbabile”. A pesare sarebbero in particolare i carichi di lavoro fisico (per il 69% degli intervistati) e lo stress mentale (61%). Per quanto riguarda questi due aspetti, è interessante notare come, rispetto all’anno precedente, siano molto più considerati i carichi di lavoro fisico mentre, al contrario, lo stress mentale sia stato indicato con minore frequenza tra i fattori negativi. Rimangono significative anche le motivazioni familiari (52%), come per esempio la necessità di accudire un parente.

 



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